Chi è Ezio Bosso, il pianista che ha incantato il Festival di Sanremo

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Dopo la sua emozionante esibizione come ospite, nella serata di ieri, mercoledì 10 febbraio, sul palco del Festival di Sanremo, il suo hashtag è rimasto al primo posto della classifica dei trend topic di Twitter in Italia per otto ore consecutive. Il pubblico del Teatro Ariston è rimasto letteralmente incantato dalla sua “Following A Bird” eseguita al pianoforte, che ha accolto con una standing ovation, mentre lo share cresceva del 10%, dal 45% al 55%. Parliamo, forse lo avrete capito, dello straordinario pianista Ezio Bosso che in molti, prima dell’esibizione a Sanremo, ancora non conoscevano. Vediamo, quindi, chi è questo straordinario artista il cui nuovo album, “The 12th Room” (Egea Music), è balzato al primo posto nella classifica di vendita iTunes in Italia e la cui pagina Facebook è passata in poche ore da 5000 “Mi piace” a più di 150.000.

BIOGRAFIA DI EZIO BOSSO

Ezio Bosso, 44enne, classe 1971, è un pianista, compositore, contrabbassista e direttore d’orchestra nato a Torino. Ha studiato composizione e direzione d’orchestra all’Accademia di Vienna arrivando a dirigere alcune delle più importanti orchestre internazionali come la London Symphony Orchestra, The London Strings, l’Orchestra del Teatro Regio di Torino e l’Orchestra dell’Accademia della Scala. Ha composto musica classica, colonne sonore per il cinema (per “Io non ho paura” di Salvatores, per “Rosso come il cielo” di Bortone), per il teatro (per registi come James Thierrèe) e la danza (per coreografi come Rafael Bonchela) fino a scrivere sperimentazioni con i ritmi contemporanei. Dal 2011 convive con una rara malattia neurodegenerativa progressiva, la Sla, sclerosi laterale amiotrofica. Si esibisce con il suo “amico” Pianoforte Gran coda Steinway & Son della collezione Bussotti-Fabbrini, appositamente preparato sulle specifiche del Maestro da Piero Azzola, e utilizza uno sgabello versatile e di supporto, chiamato “12” e nato dalla collaborazione con l’architetto Simone Gheduzzi di Diverse Righe Studio.

LA MALATTIA DI EZIO BOSSO

La sclerosi laterale amiotrofica è una rara malattia neurodegenerativa progressiva che colpisce i neuroni motori, responsabili del controllo dei movimenti e che porta alla progressiva paralisi della muscolatura, all’atrofia muscolare, alla paralisi e, infine, alla morte. Al momento non esiste una cura e soltanto il 10% delle persone affette da Sla sopravvive più di 10 anni.

EZIO BOSSO CON “FOLLOWING A BIRD” A SANREMO 2016

Il pianista e compositore Ezio Bosso, star mondiale esegue ‘€œFollowing a bird’ tratto dal suo album ‘€œThe 12th room”.

EZIO BOSSO IN CONCERTO

Ad aprile 2016 Ezio Bosso sarà in concerto in piano solo nei teatri d’Italia con “The 12th Room Tour”. Queste le prime date annunciate: l’8 aprile all’Auditorium del Conservatorio di Cagliari, il 12 aprile all’Auditorium Parco della Musica di Roma, il 14 aprile al Teatro Ermete Novelli di Rimini, il 16 aprile al Teatro Ristori di Verona, il 19 aprile al Teatro Puccini di Firenze e il 22 aprile al Teatro Toniolo di Mestre (Ve).

IL DISCO “THE 12TH ROOM”

Durante il tour presenterà il suo disco d’esordio “The 12th Room”, disponibile nei negozi tradizionali, in digital download e sulle principali piattaforme streaming. Registrato quasi interamente live a settembre 2015, durante i concerti al Teatro Sociale di Gualtieri (Reggio Emilia), “The 12th Room” è un concept album composto da due cd: un primo disco con quattro brani inediti e sette di repertorio pianistico, ognuno dei quali vuole rappresentare metaforicamente le fasi che attraversiamo nella vita, e un secondo disco contenente la Sonata No. 1 in Sol Minore che simboleggia la dodicesima stanza. «The 12th Room” – racconta Ezio Bosso – è un doppio album, o forse sono due storie e una sola allo stesso tempo. Il primo disco (di 56 minuti) è composto da dodici brani, tra cui quattro inediti e sette di repertorio pianistico. Più un brano così inedito da non essere nemmeno mai stato eseguito dal vivo. Il secondo contiene invece la Sonata No. 1 in Sol Minore, che pur senza interruzioni è composta da tre movimenti, ed è della durata di circa 45 minuti. I due dischi sono anche esattamente la scaletta del mio ultimo concerto in piano solo registrato quasi live e con pubblico in sala al Teatro Sociale di Gualtieri tra il primo e il quattro settembre 2015».

«I brani, come sempre nelle mie scelte, rappresentano – svela – un piccolo percorso meta-narrativo. Quelli di repertorio rivelano anche da dove provengo, dove si trovano le radici della musica che scrivo. Rivelano i due musicisti che convivono in me: il compositore e l’interprete. Soprattutto sono storie di stanze. Stanze a cui appartengo, o che appartengono alla mia esperienza o semplicemente che appartengono alla storia delle stanze stesse. Alcuni brani mi hanno aiutato a tornare a suonare, ad uscire dalla “stanza”, con cui ricomincio a studiare. Altri sono brani dedicati da altri compositori a storie di stanze. Mi sono reso conto che in fondo anch’io ho scritto su stanze in passato, e non ci avevo mai fatto caso. Il primo disco rappresenta per me la preparazione alla Sonata, come fossero porte collegate che ci guidano da una stanza all’altra. Ma alla fine, come sempre, è quella storia che non puoi raccontare. Forse seguendola vi riconoscerete o vedrete che tipo di storia era. Perché per me, se racconti una storia la cambi ed è anche per questo che esiste la musica. Per farcele vivere le storie. Io posso solo provare a darvi gli elementi, gli strumenti e aiutarvi un po’ a farlo. E se la regola dice che non si svela mai la fine di un libro o di un film, non si dice mai l’ultimo accordo di un brano».

«Ogni suono che sentirete – conclude – è prodotto interamente dal pianoforte e le dinamiche sono state mantenute rispettando l’esecuzione. La postproduzione è stata minima e basata sul concetto di far avere all’ascoltatore l’esperienza di sentirsi quasi dentro il pianoforte, come fosse il pianoforte stesso una stanza in cui entrare».

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