Regione, il taglio di 10 miliardi alla sanità può costarne 1 al Lazio

0
Regione, il taglio di 10 miliardi alla sanità può costarne 1 al Lazio

Condividi

Mentre il braccio destro del grande annunciatore fiorentino Yoran Gutgeld, al lavoro sulla spending review, annuncia la possibilità di risparmi per 10 miliardi sulla Sanità con l’immancabile approvazione del ministro Beatrice Lorenzin, oggi inizia al Senato l’esame del decreto legge Enti Locali che comprende il pacchetto di emendamenti che recepiscono l’intesa Stato-Regioni del 2 luglio. Nel testo anche il riordino dell’Aifa (Agenzia italiana dei farmaci) e il potenziamento dei pronto soccorso romani per il Giubileo.

I TAGLI – Ma il succo del provvedimento sta nel taglio della spesa sanitaria come concordato con le Regioni. Una bella sfoltita di oltre 2,3 miliardi l’anno a decorrere dal 2015. Per far fronte al decreto che dovrebbe divenire operativo entro il 18 agosto, Governo e Regioni il 2 luglio hanno concordato tagli ai contratti in essere di acquisto di beni e servizi sanitari, oltre che di dispositivi medici. E ancora, taglio dei primariati in eccesso dopo l’applicazione dei nuovi standard ospedalieri, fino alla chiusura delle convenzioni con le case di cura con meno di 40 letti e l’applicazione dei nuovi parametri di efficienza negli ospedali, che dovranno rispettare i nuovi tassi di ospedalizzazione. A ciò si aggiunga una sfoltita delle prestazioni sanitarie considerate inutili o inappropriate nel campo della specialistica ambulatoriale e nella riabilitazione. Da tutte queste misure si otterranno risparmi per 1,744 miliardi, cui vanno aggiunti gli effetti della riduzione dei finanziamenti alla farmaceutica per 308 milioni e altri 300 milioni saranno recuperati tagliando investimenti regionali già deliberati. Totale meno 2,352 miliardi.

IL LAZIO – Sin qui la regione si è adeguata proponendo un solido piano di riorganizzazione, che peraltro prevede anche future assunzioni e stabilizzazioni modificando i criteri del turn over. Eppure, secondo stime molto approssimative, un ulteriore taglio di 10 milioni alla Sanità nazionale potrebbe costare  al Lazio qualcosa molto vicino al miliardo di euro. Con il risultato di dover aumentare la pressione fiscale ed in particolare l’Irpef regionale che attualmente costa ad ogni cittadino 69 euro in più (145 a famiglia) ogni anno. Mentre il 4,82% (contro il 3,90% della media nazionale) dell’aliquota Irap porta le 500 mila imprese del Lazio a pagare 2.185 euro in più rispetto alle aziende con sede nelle altre regioni non impegnate nel piano di rientro. Che è poi il solito discorso: con una mano ti tolgo l’Ici (compresa quella delle case di lusso) e con l’altra ti metto le mani in tasca a livello locale, o meglio, ancora ti privo di strutture vitali e ti demolisco il Welfare. Ultimo bastione da scardinare per soddisfare le pulsioni neoliberiste di questo governo di sinistra  sarebbero le pensioni, ma qui la faccenda è molto più complicata e soprattutto pericolosa.

RISULTATI – Resta il fatto che nella Sanità qualche risultato si va già ottenendo, perché se è vero che non aumentano le assicurazioni private per l’assistenza sanitaria (il grande sogno americano dei ostro liberisti di sinistra) è anche vero che ormai nel Lazio chi può, le prestazioni, quanto meno a livello diagnostico o nell’acquisto dei farmaci, già se le paga per non attendere mesi. Se poi sei abbastanza ricco puoi accedere a lussuose ed ‘eccellenti’ cliniche private, magari risparmiando qualcosina sull’Ici del tuo lussuoso attico e superattico con vista da Monte Mario o dai Parioli.

È SUCCESSO OGGI...