As Roma, per De Sisti la squadra di Garcia ha un reparto segreto

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La classe non è acqua, lui è stato un signore in campo e lo è tutt’ora fuori, nella vita di tutti i giorni. Giancarlo De Sisti detto Picchio (che vuol dire trottola) si è sempre diviso negli anni passati tra l’As Roma e la Fiorentina (dal 1960 al 1979, per un totale di 626 presenze  e 70 gol tra campionati di Serie A e coppe varie) per il rispetto e l’educazione. Un esempio? Non è mai stato espulso dal campo ci ha raccontato in una lunga intervista che ci ha concesso in esclusiva.

Classe 1943, centrocampista, campione europeo nel ’68 e vice campione mondiale del ’70 (giocò la partita del secolo contro la Germania Ovest finita 4-3), ha vinto uno scudetto, una Coppa Italia e una Mitropa Cup con la Fiorentina, e una coppa Italia e una Coppa delle Fiere con la Roma. Gli hanno sempre riconosciuto «grande tecnica, concretezza e pochi svolazzi», lo hanno definito un giocatore «calmo e lucido, con un’ottima visione di gioco e in grado di scegliere sempre la soluzione più utile per la squadra e di commettere pochissimi errori».

Metà della sua carriera in serie A l’ha giocata con la maglia della Roma, come vede la corsa allo scudetto della squadra di Garcia? La Roma è quest’anno più forte della Juventus?
«Secondo me la Roma in campionato è forte quanto la Juve, il club giallorosso ha costruito una squadra migliore rispetto a quella dello scorso anno prendendo giocatori come Iturbe, Keita che è molto esperto e Manolas che è più forte di quanto si pensasse all’inizio. La Roma ha un grande possesso palla, riesce a creare spazi importanti, fa buone manovre, ottime triangolazioni e ha un organico ricco. Questo tornerà utile perchè non ci dobbiamo dimenticare che la Roma ha tre compitizioni da giocare quest’anno, campionato, Champions e Coppa Italia. Il turnover sarà fondamentale. Garcia? È un bravo condottiero, e un buon allenatore si vede soprattutto nella fase di costruzione della squadra e nel ritiro, una fase in cui si allena veramente la squadra e si prepara la stagione intera. Ho apprezzato le sue dichiarzioni dopo il match con il Bayern quando si è assunto la colpa del ko, come quelle seguite alle polemiche con la Juventus, in cui ha parlato di scudetto. Lo ha fatto per dare stimoli all’ambiente e mettere a tacere tante chiacchiere».

In Champions League però con il Bayern Monaco ha fatto uno scivolone clamoroso, cosa ne pensa?
«Sono cose che succedono, certo è un risultato che stende, duro da digerire ma anche contro una squadra come il Bayern Monaco che non è solo la migliore in Europa ma nel mondo. Non ci dimentichiamo che la Germania è campione mondiale in carica. Ci sono stati degli eventi concomitanti che hanno portato a questo 1-7, un ko inusuale per questa Roma, o meglio per quella che siamo abituati a vedere in questo particolare momento. Non gli è mai successo di aver preso tanti gol, e comunque la qualificazione non è compromessa, ora c’è il ritorno in casa del Bayern da giocarsi meglio e poi deve fare la corsa sul Manchester City. Questa partita con il Bayern non sarà determinante se la squadra saprà riprendere subito il suo cammino vincente, in fin dei conti una sconfitta ci può stare, magari con uno scarto non così grande. La Roma ha un bel gioco e non deve far bloccare da questi episodi il suo entusiasmo».

Qual è il reparto migliore della Roma?
«Il centrocampo è forte e ricco, è bello da vedere, filtra i palloni per l’attacco e protegge bene la difesa, insomma fa il suo lavoro alla grande in tutti i sensi. Consideriamo che manca ancora Strootman e che quando tornerà Garcia avrà un bel problema, perchè qualcuno lo dovrà lasciare fuori. Ma ci sono ora Nainggolan che sta facendo davvero bene, Pjanic che è un fioriclasse, per non parlare poi di De Rossi che tra Nazionale e Roma sta dando davvero tutto, e poi Francesco Totti, un portabandiera, indistruttibile, che si allena davvero bene, che ha carica ed entusiasmo cose se fosse al primo giorno. È bravo anche Keita, e poi ci sono i giovanissimi che possono esplodere come Ucan e Paredes».

Attacco e difesa, chi la sta impressionando di più? È qual è il punto debole, se c’è?
«In avanti ci sono due frecce come Gervinho e Iturbe, ottimamente ispirate dal centrocampo. Poi ci sono dei giovanotti di belle speranze come Florenzi, Ljajic e Destro, giocatori davvero buoni. C’è Mattia che deve solo trovare continuità, ma segna moltissimo rispetto a quanto gioca. La Roma ha un buonissimo organico, certo può sempre crescere nei singoli reparti, potenziarsi per il futuro, ma a me sembra che stia messa già bene. In porta ci sono De Sanctis e Skorupski che fanno il loro lavoro, e una linea difensiva che deve recuperare Castan, ma che ha Holebas e soprattutto un Manolas davvero sorprendente. In ogni caso è il tempo che gioca a favore dei più bravi».

Ha allenato Fiorentina, Udinese, Ascoli e gli azzurri Under 18 e l’Italia militare. Ora è ambasciatore del settore giovanile e scolastico della Figc e tecnico della Nazionale parlamentari….
«L’incarico di ambasciatore mi è stato dato da Abete, voleva affidarmi un ruolo che fosse adatto al mio carattere mite, e mi ha voluto per parlare di etica, di valori dello sport e di cultura sportiva ai ragazzi delle scuole. Portare un messaggio ai giovani di lealtà e rispetto, e per me è una grande soddisfazione, perchè anche questo è educare i ragazzi al gioco. Con la Nazionale parlamentari ci alleniamo almeno una volta a settimana e nelle partite con il pubblico raccogliamo soldi da dare in beneficenza o per acquistare ciò di cui alcune associazioni hanno bisogno. C’è un messaggio sociale dietro molto importante, però ci tengono anche a non sfigurare, sono esuberanti nel gioco e poco ordinati, per questo li invito a non perdere gli allenamenti sempre nel rispetto degli impegni istituzionali che vengono prima. Ma il gioco è anche liberazione, e poi il calcio non si inventa, ci vuole allenamento fisico e tattica».

 

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(foto d’archivio)

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