Il cervello invecchia dopo i 30 anni: impara ad allenare la tua mente

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A 30 anni si pensa di essere nel fiore degli anni, anche perchè ormai l’aspettativa di vita si è allungata ben oltre gli 80 anni, e spesso anche dopo i 60 si riscopre una gran voglia di fare, di girare il mondo. Ben pochi però sanno che proprio allo scoccare dei 30 il nostro cervello comincia a perdere colpi, ovvero ad invecchiare, perchè ha già raggiunto più o meno intorno ai 25 la sua piena maturazione. Un limite d’età che grazie alla formazione scolastica prolungata tende ovviamente ad alzarsi. Però il dato di fatto è che dopo i 30 il cervello dell’essere umano comincia a perdere circa 100.000 neuroni al giorno di quei 100 miliardi avuti in dote alla nascita.

Questo vuol dire che si perde di media un 1% l’anno, quindi un 40enne avrà lasciato per strada circa il 10%, un 50enne il 20% e man mano la percentuale aumenta. Bisogna allarmarsi? Il giusto, perchè in realtà un modo per porre rimedio alla perdita delle capacità del nostro cervello c’è: una sana e regolare ginnastica mentale. Insomma come si allena il fisico, bisogna allenare la mente per stimolare le varie aree cerebrali e mantenerla agile e flessibile.

A consigliarci la giusta ginnastica da fare è il professor Giuseppe Alfredo Iannoccari, presidente di Assomensana, associazione non-profit di neuropsicologi, che da lunedì sarà su Rai Uno dalle ore 6.10 alle 6.30 ospite della trasmissione Uno Mattina Caffè, condotta da Guido Barlozzetti e Cinzia Tani, per illustrare alcuni esercizi per “irrobustire” la mente di tutti, senza distinzioni d’età.

Professore quali sono i segnali d’allarme che dobbiamo imparare a riconoscere per capire che la nostra mente sta invecchiando? 
«Certamente non tutte le persone invecchiano allo stesso modo, per vari motivi. Inoltre ogni individuo, nel corso della sua esistenza, si specializza in alcune abilità mentali piuttosto che in altre. Ma quando ci si accorge che alcune funzioni si inceppano o si avverte che i deficit diventano più frequenti e infastidiscono le attività quotidiane, allora diventa indispensabile preoccuparsi del declino mentale. Quali sono i sintomi a cui prestare attenzione? In prevalenza, si tratta della famosa “parola sulla punta della lingua”, oppure delle dimenticanze di oggetti personali o anche delle distrazioni alla guida, non ricordare nomi di persona o i luoghi in cui si è stati. A volte si hanno anche delle difficoltà nel ragionamento che piano piano aumentano, o quando comincia a diventare necessario scrivere per fermare alcuni concetti, e alla fine si rinuncia del tutto. Naturalmente sono invecchiamenti naturali, che non per forza sfociano in malattie o patologie vere e proprie, che sono una cosa diversa».

Lei professore cosa consiglia?
«Di mantenersi in forma quando ancora si è in forma, accumulare un piccolo patrimonio di benessere mentale da spendere quando inevitabilmente si dovrà invecchiare. Come ci sono gli acciacchi fisici, ci sono anche quelli mentali, ma spesso ci facciamo meno caso, non li curiamo a dovere, anzi ci si rassegna perchè pensiamo che siano l’età e non ci siano rimedi. E invece è importante sapere che ci si può lavorare sopra e intervenire. Facendo una regolare attività si può rallentare e invertire la curva dell’invecchiamento. Per dar vita e anni brillanti al cervello serve un’attività intellettiva vivace e stimolante da praticare con gli esercizi di ginnastica mentale».

Ma su questo invecchiamento incide anche lo stress?
«A diversi livelli sì. Le cellule del cervello sono le più delicate, e in particolar modo quelle della memoria vengono intaccate dallo stress, che non consente ad esempio di fissare bene in mente alcuni concetti o azioni. Vi faccio un esempio c’è un adagio che dice “Vado piano perchè ho fretta”, sembra strano ma di fatto è così perchè chi va di fretta, fa delle azioni in maniera talmente veloce che non riesce a fissarle in testa e quindi non ricorda di averle fatte. Per cui se in un momento di fretta cambiamo posto alle chiavi di casa, difficilmente ci ricorderemo dove le abbiamo messe. Andare piano quindi ci fa guadagnare tempo, perchè rallentare ci aiuta a ricordare e a non fare danni con azioni avventate».

Fare le cruciverba, giocare a scacchi, leggere molto o studiare anche in età avanzata aiuta il nostro cervello a tenersi in attività?
«Queste attività mettono in funzione aree diverse e sono utili, ma non allenano la mente, non favoriscono la memorizzazione, ma aiutano per esempio il recupero delle informazioni dalla memoria. Leggere aiuta la comprensione del linguaggio, ma per memorizzare ciò che si legge bisognerebbe fissare una serie di punti. Comunque nella trasmissioni suggerirò due esercizi da fare, esercizi che possono fare tutti senza nessun limite di età. Con l’Assomensana addirittura abbiamo dei progetti scolastici a partire dalle elementari, che favoriscono anche l’apprendimento».

Può suggerire ai nostri lettori qualche esercizio da poter fare per migliorare le capacità del nostro cervello e rallentarne l’invecchiamento? 
«Il più semplice è apprendere una notizia al giorno e ripeterla ad almeno tre persone diverse, l’operazione mentale stimola l’apprendimento, la memoria verbale, il linguaggio e la memoria a lungo termine. Per i più abili invito a imparare a memoria l’alfabeto italiano ma al contrario. In pratica noi siamo abituati a ripeterlo dalla A alla Z, io vi dico di farlo dalla Z alla A senza errori. Questo esercizio vi aiuterà a migliorare la velocità di elaborazione delle informazioni, la capacità di concentrazione e a sviluppare il linguaggio. Vedrete come è diverso il tempo che si impiega a dire l’alfabeto nei due modi. L’obiettivo è di ripeterlo al contrario senza errori nel minor tempo possibile, diciamo che normalmente ci si impiegano 4 secondi, per dirlo al contrario ce ne vogliano circa 13 (tre volte di più, ndr), noi proponiamo come obiettivo circa 9 secondi. Vi saluto con una frase di John Fitzgerald Kennedy: “Il momento giusto per riparare il tetto è quando splende il sole”. Prima si inizia ad allenare la mente e meglio è».

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